Descrizione
Cataldo Perri – Calarbresh (Download) Pre Order
Uscita 5 Luglio 2019
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Ispirato dai libri di Carmine Abate
Tracklist
1. IL MOSAICO DEL TEMPO GRANDE
2. IL FONDACO DEL FICO
3. IL CUOCO D’ARBERIA
4. E BUKURA MORE (Tradizionale)
5. MARILYN
6. IL BALLO TONDO
7. LA COLLINA DEL VENTO
8. ANDY VARIPAPA
9. NUN SU PISCI
10. LULE LULE (Tradizionale)
11. VIVERE PER ADDIZIONE
Questo è un disco in cui parole e musica sono impastate con un sentimento difficile a definirsi. Fosse brasiliano, potrebbe essere saudade.
Fosse spagnolo, potrebbe essere quell’ondata leggera e inquieta dell’anima che Garcia Lorca chiamava “el duende”, quel mistero del pensiero che ti spinge a cercare, a guardare fuori di te, pur rimanendo centrato sulla tua identità. É il nomade che ripercorre il cammino dell’eterno partente, è un’idea viandante. Donne, amori, partenze e ritorni, tutto per riposizionare le coordinate del proprio destino, che non sempre è un destino amico, soprattutto quando nasci in terre da cui sei costretto a partire.
Cataldo Perri è autore e musicista raffinato, che di mestiere fa il medico, ma per “vivere” scrive, suona e canta storie, che sono storie di tanti.
Calarbresh è il suo nuovo viaggio tra miti e radici, guardando al mondo con occhi di altri e vestendo abiti non suoi, ma che addosso gli stanno benissimo: è un racconto che nasce dall’incontro ideale tra le note di Perri e il narrare di Carmine Abate, è una lezione di educazione sentimentale che arriva da lontano e accoglie storie vere e leggende dell’America del grande sogno, terra mitizzata, lontana e piena di promesse, rincorsa, inseguita e infine raggiunta.
E in questo continuo girovagare e migrare di uomini e anime da una parte all’altra del mondo, anche questa Italia confusa e la Calabria spesso dimenticata possono essere approdo per altri.
A due passi da qui, proprio di fronte, appena al di là del mare, dall’Albania qualcun altro, dal 1500, guarda a questa parte come alla terra promessa.
É una danza disperata, questa vita, a volte dolce, sempre inquieta, in cui siamo tutti instabili, tutti nomadi, tutti con un progetto da perseguire. Perri canta tutto questo coi suoi suoni zingari, canta di amori perduti e ritrovati, di balli che sanno di feste in campagna e la sua terra colorata di sole e profumata di olivi. Un paesaggio letterario e sonoro, quello di Cataldo Perri, che è un quadro di vita quotidiana, in cui il realismo spesso struggente è scompaginato da sprazzi di autentica poesia. Non siamo fatti per stare fermi, c’è un mondo che andiamo ad esplorare per curiosità, più spesso per bisogni ed esigenze esistenziali e in questa vita nomade cerchiamo approdo ed accoglienza, perché è dallo scambio che nascono futuro, opportunità e pace. Sono i temi che spesso il cantautore calabrese propone nelle sue canzoni e lo fa anche in quest’ultima produzione ispirata dagli scritti di Carmine Abate.
L’emigrazione, il bisogno mai spento degli uomini di stare con un piede piantato nella propria terra e l’altro a segnare orme sulle orme di altri, perennemente in cerca e col cuore sempre diviso a metà, tentando ogni espediente per tenere insieme i pezzi e per convivere pacificamente con l’inquietudine di appartenere ad un luogo e non appartenergli mai interamente. Perri e Abate sanno molto bene che un viaggio ha diverse facce e che anche quello che ti apre al mondo, al sogno e alla speranza di una vita migliore, ti lascia con l’anima lacerata che sarà difficile ricucire interamente, nonostante il coraggio di essersi lasciati dietro tutta la vita di prima e la certezza che quello strappo è l’unica maniera per venire al mondo di nuovo e per non morire. Ma non sempre la terra inseguita e sperata è a portata di mano, perché in mezzo c’è il mare, che è un ponte, è acqua che unisce sponde diverse e allo stesso tempo divide e basta nascere sulla sponda sbagliata per sentirti estraneo al mondo. E allora bisogna attraversarlo, quel mare, per riposizionare la vita dalla parte giusta.
Magari qualche volta si arriva, ma tante volte il viaggio finisce in quel tratto d’acqua, dove i pescatori imbarcano non pesce, ma cadaveri di bambini, madri e uomini uccisi dal mare assassino e dai padroni della guerra. In tutta questa storia l’America, la Calabria e l’Albania non sono solo un triangolo geografico in cui si collocano sogni, frustrazioni, disperazioni e storie d’amore, la vita, insomma, ma diventano memoria e futuro, in una circolarità di destini in cui, per fortuna, c’è anche spazio per motociclette rosse e giochi di bambini.
E per gli occhi ridenti di un vecchio che guarda il cielo per l’ultima volta.
Ida Guglielmotti
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