Descrizione
Il brano si presenta subito accennando il tema principale dal forte impatto emotivo, un cuscino di accordi delicati e gravi su cui si posa dolcemente il concetto chiave del testo: “You’ve just let me empty”. A questa morbidezza si aggiunge, crescendo dal basso, una ritmica dall’ossatura snodata, apparentemente sbilenca e scollata dal contesto, che progressivamente si amalgama al resto trainando con energico slancio la carica passionale della canzone. Le frasi del canto sono spezzate da lunghi silenzi, come se fossero pensate in quel momento, come se ci fosse la necessità di elaborare ogni parola per farne sentire il peso, per carpire il senso di vuoto che traluce tra una riga e l’altra del testo.
Un testo che potrebbe essere cantato per la fine di un amore o all’inizio di una guerra, dopo un lutto o durante una malattia, al compiersi di un’ingiustizia. Situazioni il cui denominatore è una percezione di svuotamento di senso, in cui improvvisamente tutto sembra perdere significato, ogni azione sembra essere inutile e nessuno può essere d’aiuto perché tutti sembrano troppo lontani. E ci si sente come nomadi solitari nel deserto, o come rinchiusi in una stanza buia isolati dal resto, ma, che ci sia una luce accecante o il buio più nero, è sempre lo stesso il vuoto che può farsi spazio nel nostro animo.
Il featuring di questo brano, Vincenzo Destradis, ha impreziosito “Empty” con un’interpretazione di grande trasporto e con tracce aggiuntive di voci processate che ricoprono l’arrangiamento di una sottile patina opaca. Dopo il primo singolo “Night has come”, questa seconda uscita mette in evidenza un lato diverso del progetto White Ear, un nuovo tassello del disco in uscita “Right here”.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.